Zamoc, il beffardo

by davidelp 16 ottobre 2012

Luca Zamoc nasce nel bel mezzo degli anni 80 e apprende le prime nozioni di disegno dai fumetti dell’epoca, la bibbia e dai volumi di anatomia umana. Da grande si trasferisce a Milano per seguire il corso di art direction e grafica alla Nuova Accademia dell’Arte. Disegna ovunque, dai muri alla carta alle illustrazioni digitali. Da qualche tempo ha lasciato la sua grigia Modena destinazione Los Angeles, New York , Berlino e Londra, Venezia e adesso pare sia approdato a Istanbul.

Zamoc sarà cambiato dall’ultima volta che lo abbiamo incontrato? A giudicare dai temi che ha scelto per disegnare  le grafiche di questa collezione crediamo che sia sempre lo stesso, ma la sua arte invece migliora come il buon vino.

la Morte è l’unico grande tema del mio lavoro.

La vita non la so raccontare, infatti non so colorare, non so disegnare le persone (le donne in particolare) e non riesco a raccontare niente di piacevole. Date un occhio al mio tumblr, non c’è altro che viscere, mostri e assassini.

Vi lascio con la sua esclusiva Intervista con la Morte.

Marc McKee lascia il segno in Italia

by jep 16 ottobre 2012

McKee è uno dei più famosi e prolifici autori di grafiche da skateboard. Spesso ironico, divertente e talvolta scioccante, il suo lavoro è inconfondibile. La sua storia nello skateboarding parte negli anni novanta ed è legata a World Industries in maniera inscindibile. Le sue grafiche hanno dettato il punto di svolta nel mondo visuale dello skateboarding. Con queste domande vediamo come Marc sia giunto fino a Milano e qui abbia realizzato la sua prima grafica per uno snowboard bastard… e per uno skateboard in serie limitata di Blind.

Come hai cominciato a disegnare? Sei sempre stato interessato alla grafica e al disegno?
Praticamente da sempre. Ho iniziato disegnando dinosauri e robe simili da Star Wars. Successivamente mi sono lasciato influenzare dalle copertine dei dischi Heavy Metal e dai disegni di Pushead su Thrasher.

Come nasce il tuo rapporto di lavoro nell’idustria dello skateboarding?
Nel 1988-89 lavoravo alle grafiche di una company di bmx chiamata Bully, di cui uno dei soci era R.L. Osborn, uno dei pro freestyle più famoso dell’epoca. Casualmente Steve Rocco e Rodney Mullen erano spesso ospiti nella sua casa di Los Angeles. Rocco vide alcune grafiche che avevo fatto per delle t-shirt di Bully e mi chiese di iniziare a produrne qualcuna per World Industries.

Come è stato lavorare negli anni 90’ a fianco di Steve Rocco, in un periodo così importante nella storia dello skateboard?
Fin dall’inizio l’approccio di Rocco fu quello di fregarsene altamente del pensiero o dei commenti della gente. Era il clima perfetto per la creatività, totale libertà creativa e zero vincoli.

Che differenze ci sono tra quel periodo ed adesso? Cosa è cambiato nel tuo lavoro?
Sfortunatamente i riders sono meno coinvolti nel processo creativo. Devo cercare di stargli più dietro. Inoltre Rocco si è ritirato da molto tempo e non penso che ci possa essere un’altra persona in grado di gestire una company come ci riusciva lui, fregandose altamente di tutto e di tutti. Persino World dopo i primi anni di totale anarchia si era trasformata in qualcosa di più formale e istituzionale. Per cui anche se dovesse tornare Rocco le cose non sarebbero più le stesse.

Raccontami l’aneddoto più divertente che ti è capitato durante la tua carriera?
Probabilmente venire rinchiusi nella prigione di Disneyland insieme a Danny Way, Lance Conklin e Jeff Tremaine. Ci rinchiusero perchè Lance fu arrestato per aver saltato dalla piattaforma della monorotaia sul Submarine Ride. Filmai tutto per Big Brother magazine e lo potete vedere nel primo video del magazine. Una giornata assurda. Pensate che eravamo lì per intervistare gli Slayer. In qualche modo Kosick riuscì a convincere il loro manager a portarli in una limousine a Disneyland, ubriarcarsi con loro nel bar dell’hotel e da li in poi iniziare a girare sulle attrazioni del parco. Diverse persone che lavorano a Big Brother come Tremaine e Kosick, (ma anche Cliver, Wee Man, e Pontius, presente quel giorno) successivamente crearono Jackass.

Che tipo di rapporto si instaura tra te e i pro a cui disegni le grafiche?
Se tutto va bene un buon rapporto. Le migliori grafiche sono quelle in cui l’input arriva dal rider e tu riesci a far coincidere la grafica con la sua personalità. Come con Mike Vallely, diverse grafiche fatte nel periodo World erano legate alla svolta vegana di Mike con disegni di animali e simboli di forza e sopravvivenza. In questo modo hai una forte e precisa immagine del rider ed è un bene ma certe volte può essere una caratterizzazione un po’ eccessiva. Come nel caso di James Craig con Blind, dove sembra che la sua vita sia solo guardare i Lakers e bere Corona. La cosa divertente è che è davvero così (haha)!

Chi è stato il pro più esigente incontrato nel corso della tua carriera?
Forse Jason Dill? Ma solo perchè le grafiche che ho fatto per lui erano in pratica delle riproduzioni di lavori di altri artisti come Alphonse Mucha o l’illustratore di Winnie the Pooh. Erano tutta una altra cosa rispetto ai rip off a cui ero abituato a lavorare in cui bastava cambiare il logo o il personaggio originale.

Quali sono i passi che portano alla creazione di una nuova grafica, quali sono i passi che segui per finalizzare un idea?
Solitamente parto con un idea e cerco di visualizzarla nella mia mente per capire se può funzionare oppure no. Poi inizio a schizzare in modo veloce a matita differenti visuali o figure in diverse posizioni. Come nella tavola con i Lakers di James Craig, inizia a disegnarla in verticale per poi cambiarla in orizzontale.

Quante grafiche hai disegnato nella tua carriera? Le collezioni tutte?
Probabilmente più di 1000. Ero solito tenere ogni tavola disegnata ma ho smesso 5 anni fa. Ma ho ancora quasi tutte le tavole dei primi anni 90.

Quale è stata l’offerta più alta che hai avuto per una tua tavola originale?
Qualche anno fa mi hanno offerto 2000 dollari per una Eric Koston 101, quella con il buddha. Il massimo che ho visto raggiungere sono 5000 dollari su ebay per una Natas Devil Worship. Comunque io non ho venduto nessuna tavola della mia collezione privata, sono tutte rinchiuse in scatoloni, sembrano un bel mucchio di spazzatura-haha. Ci ho pensato un bel po’ di volte se vendere tutto oppure continuare a tenere tutto dentro quegli scatoloni.

Quali sono le tue 5 grafiche preferite? Perché?
La numero uno per me è la Ray Rodriguez “Skull and Sword” di Powell disegnata da V. C. Johnson. E’ la tavola che ha segnato l’inizio del teschio come simbolo di maggior successo dello skateboarding. Inoltre ha una prospettiva fantastica.

Numero due la serie Rob Roskopp di Santa Cruz, quella disegnata da Jim Phillips con il braccio che fuoriesce dal bersaglio. Fantastica la progressione disegnata sulle cinque tavole della serie, in ogni tavola scopri qualcosa di più del mostro che sta uscendo dal bersaglio e che alla fine lo distrugge.

Poi ci sono la Dogtown Cross di Wes Humpston e la Dead KKK (quella con il tizio impiccato) per Real di Natas e Jim Thiebaud. La Dogtown ha un look da graffiti gang e cattura in pieno il concetto di illegalità dello skatebording, concetto attuale ancora oggi, siccome lo street è spesso fuorilegge.

Tra le tavole che ho disegnato la mia preferita è la Natas “Devil”. In parte perchè Natas è uno dei miei skaters favoriti, inoltre perchè si offrì di usarla sul suo pro model quando Jason Lee decise di utilizzarla (in origine la grafica era per lui). La figata è che l’anagramma di Natas è “Satan”.

Come è nata la tua collaborazione con bastard?
Lo scorso anno è uscito un libro sui miei lavori e in Aprile bastard ha ospitato nella sua sede di Milano un art show e un party per celebrare l’uscita del libro. Quindi abbiamo iniziato a parlare di una collaborazione con Blind Skateboards che sarebbe dovuta finire su una t-shirt, uno snowboard e su uno skateboard. L’idea di base era di creare qualcosa di controverso, in linea con le prime grafiche Blind, e che fosse legato in qualche modo all’Italia.

Il papa con le corna… Ma come ti è venuta in mente una cosa così provocatoria?
L’idea originale è stata di Claudio! [NdR: il quale la ha chiaramente rubata da GroS!] Il papa visto di spalle, con metà corpo satanico, ripreso da dietro il balcone di piazza San Pietro, in modo da mostrare al pubblico solo la parte superiore del corpo. Ho buttato giù uno schizzo, ma poi ho preferito la visuale frontale, l’idea di base rimane comunque quella.

Le tavole disegnate da Marc, le ultime serigrafie con il flyer della sua mostra (in serie limitata di 30 pezzi) e il libro WARNING: The Art of Marc McKee sono acquistabili online adesso.

Art For Business Magazine intervista Claudio Bernardini

by lorebini 16 ottobre 2012

Questo mese su Art For Business Magazine è pubblicata una doppia intervista dal titolo “Le organizzazioni contemporanee: un’accademico e un imprenditore a confronto”, l’accademico è Alberto De Toni, preside della facoltà di ingegneria di Udine, mentre l’imprenditore è Claudio Bernardini, uno dei fondatori di bastard.

Ai due viene prima chiesto di rispondere a 3 domande uguali – e nelle loro risposte non mancano significative analogie – e poi di farsi una domanda l’uno all’altro, e qui il nostro ci sorprende con la teoria della Spaghetti Organization.

GroS su OnBoard N.85

by davidelp 16 ottobre 2012

Recentemente sulla rivista On Board c’è una rubrica tenuta da Zoran Filicic con interviste a personaggi che in qualche modo hanno segnato la storia dello snowboarding in Italia.
Sul numero 85 è la volta di GroS (a.k.a. il più grosso dei fondatori di bastard) che racconta un po’ la sua storia, dagli albori dello snowboarding e dello skateboarding in Italia fino ai giorni nostri.
Insomma, una bella chiaccherata con Zoran dalla quale escono pensieri, critiche e anche qualche aneddoto divertente.

Se volete leggerla tutta, OnBoard 85 è in edicola, oppure cliccate qui per scaricare il pdf dell’intervista a GroS su OnBoard.

Intervista a Marcin su 6:00AM

by GroS 16 ottobre 2012

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6:00AM numero 36, dentro c’è una bella intervista a Marcin Solecki di 12 pagine. L’intervista di Guido Bendotti parla della veloce ascesa de er Polacco che in meno di un anno si è visto passare da sconosciuto a frequentatore della scena-dello-skateboarding-italiano-che-conta. Tutte le foto sono di Mirai, che ha fatto veramente un ottimo lavoro, tanto che un suo scatto è andato in copertina, cosa che 6:00AM non fa quasi mai con fotografi che non siano “senior”.